domenica 29 maggio 2011

Orto a Fontanigorda 2011

Sono andato giovedi e venerdi a Fontanigorda .
In genere ci vado dai primi di maggio in poi , tutti i weekends ma quest'anno abbiamo da fare a Genova, anche nei weekends, e quindi su è stato tutto trascurato.
Una passata col decespugliatore al "prato" per levare la più grossa l'avevo data un paio di settimane fa poi più niente.....
In giardino mia moglie aveva potato meno di metà delle ortensie (quelle lontane dalle zanzare) ed il resto è rimasto abbandonato.
In orto ero entrato col decespugliatore solo per pulire i bordi ma non ci avevo messo "becco"
Comunque l'orto a Fonta è poca cosa e per fortuna si mantiene da sè. Già , se c'è una cosa che non mi da problemi e proprio l'orticello di Fonta: terra buona, un pò sassosa, ma si lavora che è uno spasso, per uno abituato all'argillaccia del "mio" orto di Genova.
A parte due aiolette dove ho ritrovato l'insalata a spaglio dello scorso anno,( con qualche erbaccia in più) già ricresciuta e commestibile, e la piccola giungla degli sparagi, non raccolti, e già alti come me .... l'orto consiste in un rettandolino 10x6 m pacciamato a telo nero, che ho lasciato sul posto tutto l'inverno.

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Il telo era già stato usato da almeno due anni ma si presentava ancora in condizioni accettabili per essere usato ancora quest'anno, quindi è stato tolto con delicatezza spostandolo a lato.

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levato il telo, le prode di coltivazione si presentavano ancora accentuate rispetto al livello di calpestio ed erano friabili ed in tempera, suscettibili di essere lavorate in modo leggero, smuovendo solo il terreno con la forca , per interrare un pò di stallatico e di granulare tricomponente, senza rivoltare il terreno, nè effettuare lavorazioni profonde.

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Rimessi a posto il tubo di irrigazione ed il telo, l'orto si presentava esattamente come l'avevo trovato, con la differenza che era ora pronto ad accogliere le nuove colture che stanno crescendo nei vasetti e porterò su la prossima volta.

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Se non ci fosse stato il telo, tra estate ed inverno, il terreno sarebbe stato compattato e dilavato da pioggia e neve ed avrebbe avuto bisogno di essere falciato e rivoltato, mentre così me la sono cavata strappando a mano due erbacce (di numero) ed interrando un pò di concime con il movimento avanti/indietro e circolare della forca sul terreno, senza bisogno di rivoltarlo sottosopra.
Se non ci fosse il telo e non avessi usato il tricomponente avrei potuto parlare di "tecnica biologica", ma io sono per i compromessi, senza i quali non avrei il tempo ed i mezzi per mantenere due orti così distanti fra loro (50 km) + il giardino a Fonta di cui parliamo in un altro post

1 commento:

  1. Bravo Gianfranco!!!
    Il tuo blog è uno spasso e sono ben lieta di diventare una tua lettrice.
    Un saluto
    Roberta...la moglie di Stefano

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